Inserita nella Cantata dei giorni pari, resta un piccolo capolavoro dei primi esordi di questo grande tiatrante. Ascoltando la versione originale fatta alla Rai nel 62, distrutta e miracolosamente salvata da Lello Mazzacane (un ascoltatore che registrò con un magnetofono tutta la serie e in seguito donò il materiale alla Rai!) Eduardo crea un atto unico apparentemente semplice, ma complesso per le dinamiche linguistiche che adotta e per la capacità del complice Rafele Ugo D'alessio (l'americano che compra la fontana di Trevi in Totò truffa) di replicare o di sottostare alle richieste di questo bizzarro mago. Chiaramente ognuno ha interpretato in maniera personale questa commedia e aldilà della bravura dei singoli attori, oppure di compagnie più o meno esperte, i meccanismi ottenuti da De Filippo restano a mio giudizio difficili da esportare.In particolare il ruolo di Rafele, spesso rappresentato come uomo stupido o imbranato, e invece dotato di una sottile ironia che hanno spesso i bonaccioni napoletani di bassa estrazione culturale.
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